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Lavorare vicino a chi è già impegnato migliora il rendimento | Le News
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Lavorare vicino a chi è già impegnato migliora il rendimento

Una nuova ricerca spiega perché alcune persone si concentrano meglio in una caffetteria, piuttosto che a casa

rendimento di gruppoIn due esperimenti, gli scienziati belgi Kobe Desender, Sarah Beurms e Eva Van den Bussche hanno dimostrato che, nelle giuste circostanze, la concentrazione può essere contagiosa per il rendimento indivisuale. Sembrerebbe, infatti, che sedersi vicino a qualcuno, che si sta dedicando attivamente al suo lavoro, possa aumentare il proprio livello d’impegno.

“Nello studio, abbiamo mostrato, per la prima volta, che l’entità dello sforzo mentale è contagiosa. In parole povere, eseguendo un compito vicino ad una persona, che si sta impegnando molto nel suo, ti farà fare lo stesso”, scrivono i ricercatori su “Psychonomic Bulletin & Review”.

Per il primo esperimento, due partecipanti (A e B) erano seduti vicini l’uno all’altro, mentre completavano un test, chiamato Compito di Simon, in cui un quadrato, colorato di blu, giallo, verde o arancione, appariva al lato destro o sinistro dello schermo del computer. Ad ogni partecipante venivano assegnati due colori target, così, ogni volta che appariva un quadrato blu o giallo, il partecipante A doveva premere il tasto “k”, e, ogni volta che ne compariva uno verde o arancione, il partecipante B doveva digitare “d”.

In genere, è più facile, per le persone, elaborare uno stimolo che sta sullo stesso lato in cui devono dare la rispostaCiò che i 38 partecipanti non sapevano era che i ricercatori avrebbero modificato la difficoltà del compito. In genere, è più facile, per le persone, elaborare uno stimolo che sta sullo stesso lato in cui devono dare la risposta: così il partecipante seduto a sinistra avrebbe avuto tempi di risposta più veloci ed accurati, quando il quadrato appariva al lato sinistro dello schermo (congruente), rispetto a quando ciò avveniva sul lato destro (incongruente).

In più, mentre il partecipante B aveva sempre il 50% delle prove incongruenti, per il suo compagno venivano alternati blocchi veramente difficili, con il 90% di incongruenza, e blocchi in cui era richiesto uno sforzo minimo, con il 10% di incongruenza. Questo significava che il partecipante A doveva concentrarsi di più per mantenere lo stesso livello di concentrazione del partecipante B.

Il Compito di Simon, di per sé, non è competitivo e non poggia sul lavoro di squadra, ma i dati mostrarono che, quando una persona stava lavorando con tanto impegno, quella seduta vicino cominciava a lavorare ancora più duramente. Infatti, quando il partecipante A stava affrontando i blocchi più difficili, i tempi di reazione e la precisione del partecipante B miglioravano.

Per escludere la possibilità che i partecipanti rispondessero agli schermi l’uno dell’altro, Desender e colleghe disegnarono un secondo esperimento. Quindi, i 38 partecipanti completarono il compito di Simon, solo che questa volta i partecipanti furono separati da una barriera di cartone, per cui essi potevano vedere l’altro, ma non lo schermo.

i risultati rivelarono che lo sforzo mentale di una persona si diffondeva alla sua controparte

Ancora, i risultati rivelarono che lo sforzo mentale di una persona si diffondeva alla sua controparte: i partecipanti, che affrontavano i compiti con il 50% di incongruenza, miglioravano i loro tempi di reazione quando gli altri completavano i blocchi più difficili, con il 90% di incongruenza.

“Nel nostro studio, non c’erano incentivi per impegnarsi di più o di meno, ma, nonostante ciò, i partecipanti erano più dediti al compito, quando la persona vicina a loro faceva lo stesso”, spiegano i ricercatori.

Non era chiaro, però, come le persone fossero capaci di discernere il grado di impegno del loro compagno. Un’ipotesi proposta dai ricercatori è che le persone osservassero la postura del corpo dell’altro. Una seconda possibilità è che esse riuscissero a farlo in maniera automatica, nello stesso modo in cui, inconsciamente, copiamo gli sbadigli o il battere il piede di chi ci sta accanto.

 

Fonte: PsychologicalScience.org

 

(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)

 

 

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